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Accordo senza accessi, accessi senza accordo

Non mi sentirei di escludere che, in un futuro forse lontano (ma forse non tanto quanto si ami pensare), allorquando milioni, bilioni, e forse trilioni di container di merci cinesi, una volta perseverantemente percorsa la Via della Seta, dovessero iniziare ad accatastarsi con allarmante lestezza sulle banchine del porto di Genova, qualcuno potesse persino arrivare a pensare che per distribuire quelle merci in Europa sarebbe, tutto sommato, una buona idea il fare un tunnel ferroviario ad alta velocità che collegasse il nord-ovest d’Italia con l’Oltralpe. Previa analisi costi-benefici, si intende.

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La verità sta nel MES

A circa due mesi dall'accordo UE sul "recovery fund", diradatisi ormai i fumi della conseguente sbornia (allegra per alcuni e triste per altri, come sempre accade) e nella lunga attesa che se ne veda la concretizzazione sonante, converrà concentrarsi sul meccanismo europeo di stabilità (MES), già fondo salva-stati. Se il dibattito attorno al "recovery fund" sarà il tormentone del nostro autunno post-elettorale, quello sul MES sarà infatti quantomeno un tormentino.  Del MES si è sentito parlare moltissimo sin dall'insorgere della pandemia, quasi sempre a vanvera, con toni contrastanti ma altrettanto ideologizzati da parte delle avverse fazioni politiche. Per capirci qualcosa è necessario chiedersi cosa esattamente esso sia, a quali reali condizioni esso sia erogato, quale ne sia l'effettiva entità, e se l'accedervi sia o meno conveniente all'interesse del Paese. In seconda battuta è opportuno anche (e soprattutto) chiedersi quali siano le vere mot

Il mio ricordo di Massimo Bordin

Ero allora giovane e mi ero da poco trasferito in Toscana. Vivevo in un borgo pittoresco e isolato nell’incantevole campagna senese, a una trentina di chilometri dal capoluogo dove lavoravo. All’epoca guidavo ancora, ed ero solito percorrere il tragitto sinuoso verso la città, tra le colline cangianti, ascoltando un qualche CD. Ricordo che, come capita a volte, in quel periodo non mi riuscisse di trovare stimoli musicali intensi come quelli che da sempre ero abituato a cercare. Fu così che, dapprima senza particolare entusiasmo (e dichiaratamente pro tempore ), presi a cimentarmi con la radio, un mezzo che non avevo mai particolarmente amato. Mi scoprii subito lestissimo nello scansare le stazioni commerciali che, troppo spesso cloni inservibili l’una dell’altra, sovraffollavano - allora come oggi - le medie frequenze. E fu ancora così, per caso, che mi imbattei in una emittente che non avevo mai potuto ascoltare prima in vita mia, perché in Trentino essa eccezionalmente non arrivava,

Un'aria fosca spira sui media italiani. Che sia foriera di tempesta?

Siamo tutti in attesa del pronunciamento definitivo della Camera dei Deputati sull'emendamento della Lega che prevede un finanziamento ponte volto a mantenere operativa Radio Radicale per l'anno in corso. Fino a prova contraria, con l'approvazione avvenuta una settimana fa al Senato della mozione di Lega e M5S che garantirebbe la copertura triennale delle sole spese di digitalizzazione dell'Archivio di interesse storico della Radio, sembra che stiano davvero svanendo le residue speranze degli italiani di poter continuare ad ascoltare le dirette dei lavori parlamentari. A me pare che questa sia solo una tappa di un preoccupante percorso di adulterazione del nostro sistema mass-mediatico, un percorso che solleva molteplici interrogativi in merito alla completezza e alla trasparenza dell'informazione. Requisiti, questi ultimi, fondamentali per la vita democratica del Paese. Onde evitare di essere tacciato di eccessivo pessimismo mi limiterò di seguito a fare alcuni r