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La Brexit, questa sconosciuta

Mentre a Westminster si consumano senza soluzione di continuità quelli che potrebbero essere gli ultimi momenti di un’intera fase della storia contemporanea, momenti destinati (comunque vada a finire) a incidere profondamente sulle vite di tutti noi italiani, di tutti noi europei, di tutti noi inglesi, sulla stampa nostrana si fatica a trovarne una copertura adeguata e visibile quanto le circostanze richiederebbero. I giornali del Belpaese sono infatti tutti compresi delle feroci (e convenienti) diatribe interne ai gialloverdi, ovvero del clangore suscitato a Verona dai fondamentalisti russo-ortodossi, ovvero dell’intrigantissima parabola della castrazione chimica da infliggersi ai molestatori, eccetera, per trovare il tempo e lo spazio davvero necessari per analizzare nei particolari la continua, drammatica evoluzione della vicenda Brexit. Non ci sarebbe troppo da stupirsene, visto che dalle nostre parti non ci si e’ mai interessati molto di quanto accade fuori dal nostro orticello, tant'è che le imminenti Europee vengono vissute e narrate come se fossero esclusivamente una sfida elettorale mutua tra le formazioni politiche nostrane, una sfida finalizzata alla mera ridefinizione degli equilibri di potere nel campo di casa. Un po’, tuttavia, mi si consenta di stupirmene: tra quei giornali che della Brexit parlano con distrazione e superficialità ci sono, infatti, anche quelli che attaccano sistematicamente le avverse parti politiche tacciandole di antieuropeismo, quei giornali che sono letti e scritti da intellettuali e “liberi” pensatori che si proclamano sperticatamente europeisti, ma che finiscono poi, paradossalmente, con il testimoniare dell’Europa poco e male.

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