Quasi a corollario del mio post precedente sulla cinesizzazione prossima ventura dei nostri media per mano dell’ANSA, si apprende con accresciuta inquietudine del fattaccio accaduto nei corridoi del Quirinale in occasione del recente meeting sino-italiota a Giulia Pompili, giornalista de Il Foglio. La Pompili e’ stata avvicinata dal capo dell’ufficio stampa (sic) dell’ambasciata cinese in Italia, Yang Han, e assoggettata ad un trattamento che mi risulta persino arduo qualificare. Dopo avere chiesto alla giornalista come si chiamasse, Yang Han l’ha infatti fissata e le ha rivolto le seguenti parole: “La devi smettere di parlare male della Cina”. Al sorriso un po’ di circostanza un po’ di incredulità in cui, compitamente, la cronista ha cercato di risolvere il confronto, Yang Han ha freddamente ribadito “Non devi ridere. La devi smettere di parlare male della Cina”. A questo punto Giulia Pompili, esibendo grande calma e professionalità, ha teso la mano al suo ospite per presentarsi formalmente, chiedendone a sua volta il nome. Il funzionario cinese, evitando con noncuranza di reciprocare il gesto, ha invece aggiunto: “E comunque so benissimo chi sei”. La spiacevole scena si sarebbe chiusa di lì a poco, allorquando la giornalista avrebbe preso in mano il suo telefono e Yang Han le avrebbe intimato di riporlo immediatamente. Anche questa e’ la Cina con cui, beatamente ignari o sfacciatamente ipocriti, stringiamo patti e di cui ci accingiamo a rilanciare le notizie di regime.
A circa due mesi dall'accordo UE sul "recovery fund", diradatisi ormai i fumi della conseguente sbornia (allegra per alcuni e triste per altri, come sempre accade) e nella lunga attesa che se ne veda la concretizzazione sonante, converrà concentrarsi sul meccanismo europeo di stabilità (MES), già fondo salva-stati. Se il dibattito attorno al "recovery fund" sarà il tormentone del nostro autunno post-elettorale, quello sul MES sarà infatti quantomeno un tormentino. Del MES si è sentito parlare moltissimo sin dall'insorgere della pandemia, quasi sempre a vanvera, con toni contrastanti ma altrettanto ideologizzati da parte delle avverse fazioni politiche. Per capirci qualcosa è necessario chiedersi cosa esattamente esso sia, a quali reali condizioni esso sia erogato, quale ne sia l'effettiva entità, e se l'accedervi sia o meno conveniente all'interesse del Paese. In seconda battuta è opportuno anche (e soprattutto) chiedersi quali siano le vere mot