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Quasi un corollario

Quasi a corollario del mio post precedente sulla cinesizzazione prossima ventura dei nostri media per mano dell’ANSA, si apprende con accresciuta inquietudine del fattaccio accaduto nei corridoi del Quirinale in occasione del recente meeting sino-italiota a Giulia Pompili, giornalista de Il Foglio. La  Pompili e’ stata avvicinata dal capo dell’ufficio stampa (sic) dell’ambasciata cinese in Italia, Yang Han, e assoggettata ad un trattamento che mi risulta persino arduo qualificare. Dopo avere chiesto alla giornalista come si chiamasse, Yang Han l’ha infatti fissata e le ha rivolto le seguenti parole: “La devi smettere di parlare male della Cina”. Al sorriso un po’ di circostanza un po’  di incredulità in cui, compitamente, la cronista ha cercato di risolvere il confronto, Yang Han ha freddamente ribadito “Non devi ridere. La devi smettere di parlare male della Cina”. A questo punto Giulia Pompili, esibendo grande calma e professionalità, ha teso la mano al suo ospite per presentarsi formalmente, chiedendone a sua volta il nome. Il funzionario cinese, evitando con noncuranza di reciprocare il gesto, ha invece  aggiunto: “E comunque so benissimo chi sei”. La spiacevole scena si sarebbe chiusa di lì a poco, allorquando la giornalista avrebbe preso in mano il suo telefono e Yang Han le avrebbe intimato di riporlo immediatamente. Anche questa e’ la Cina con cui, beatamente ignari o sfacciatamente ipocriti, stringiamo patti e di cui ci accingiamo a rilanciare le notizie di regime.

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