Quasi a corollario del mio post precedente sulla cinesizzazione prossima ventura dei nostri media per mano dell’ANSA, si apprende con accresciuta inquietudine del fattaccio accaduto nei corridoi del Quirinale in occasione del recente meeting sino-italiota a Giulia Pompili, giornalista de Il Foglio. La Pompili e’ stata avvicinata dal capo dell’ufficio stampa (sic) dell’ambasciata cinese in Italia, Yang Han, e assoggettata ad un trattamento che mi risulta persino arduo qualificare. Dopo avere chiesto alla giornalista come si chiamasse, Yang Han l’ha infatti fissata e le ha rivolto le seguenti parole: “La devi smettere di parlare male della Cina”. Al sorriso un po’ di circostanza un po’ di incredulità in cui, compitamente, la cronista ha cercato di risolvere il confronto, Yang Han ha freddamente ribadito “Non devi ridere. La devi smettere di parlare male della Cina”. A questo punto Giulia Pompili, esibendo grande calma e professionalità, ha teso la mano al suo ospite per presentarsi formalmente, chiedendone a sua volta il nome. Il funzionario cinese, evitando con noncuranza di reciprocare il gesto, ha invece aggiunto: “E comunque so benissimo chi sei”. La spiacevole scena si sarebbe chiusa di lì a poco, allorquando la giornalista avrebbe preso in mano il suo telefono e Yang Han le avrebbe intimato di riporlo immediatamente. Anche questa e’ la Cina con cui, beatamente ignari o sfacciatamente ipocriti, stringiamo patti e di cui ci accingiamo a rilanciare le notizie di regime.
Circola in questi giorni l'idea di mettere in lockdown solo gli anziani, per il bene loro e soprattutto del Paese. Essa è stata perorata fino all'ultimo da alcune Regioni sedute al tavolo di lavoro sul DPCM emergenziale recentemente emanato da Giuseppe Conte. Il tweet battuto in proposito dal presidente della Liguria Giovanni Toti, tweet disperatamente rettificato dallo stesso Toti nelle ore successive alla sua pubblicazione e imputato a un errore di un collaboratore, a me pare almeno intellettualmente onesto: esso, tra l'altro, definisce gli anziani "persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese (...)". Finché c’è il virus, insomma, i vecchi vengano costretti in casa. Chi lavora, invece, continui a produrre ricchezza come se la pandemia manco ci fosse (e, magari, tutti a farsi uno spritz prima di cena). Il tweet ha i meriti di essere terrificamente candido e di non abusare della retorica del "per il loro bene" che h