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Catalogo minimo degli aiuti europei all'Italia in tempo di pandemia

Scrivo questo breve pezzo su gentile richiesta, richiesta cui non voglio sottrarmi. Sono europeista convinto e questa Europa non mi piace, tuttavia bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Spero dunque che quanto segue possa contribuire a fare da "dose di richiamo"  di quel particolare vaccino che, da tempo ormai, si è reso necessario per fronteggiare il pandemico virus del sovranismo. Il frastuono mediatico sollevatosi attorno alla COVID-19, tanto assordante quanto sterile, non ci ha infatti impedito di osservare che il medesimo sovranista che fino a ieri sbraitava furente contro l'Europa (la trappola del MES, l'ombra della troika, i soffocanti lacci europei perfidamente volti a soffocare l'italico slancio) oggi, quasi per contrappasso, si lagna capricciosamente perché quella stessa Europa, a suo dire, non si starebbe precipitando in nostro soccorso con l’ardore (ovvero, il conquibus) stabilito dalle eterne "leggi" non scritte della solidarietà internazionale; "leggi" il cui rispetto si invoca a gran voce solo quando è nostro il turno di beneficiarne. Qui non proverò nemmeno ad azzardarmi di spiegare al succitato sovranista quanto le garanzie istituzionali ed economiche derivanti dall'essere membri dell'UE, il fatto di condividerne la moneta unica, il continuo rifinanziamento del nostro debito che gli imponenti acquisti di titoli di stato italiani da parte della Banca Centrale Europea (BCE) siano probabilmente gli unici autentici baluardi che ci preservino dal default: il sovranista in questione non lo capirebbe. A costui va piuttosto fatto presente (tra le altre, molteplici cose) questo catalogo minimo di interventi sonanti dell'UE di cui l'Italia beneficia (o può beneficiare, se lo vuole) al tempo della COVID-19.

(i) Politica monetaria: come accennato poc'anzi, già in regime ordinario la BCE concorre a rifinanziare il nostro immenso debito pubblico attraverso massicci acquisti dei nostri BTP. Dall'inizio della pandemia a oggi la BCE  ha acquistato ulteriori titoli dei Paesi membri per 330 miliardi, e ha appena varato un programma straordinario di acquisti per 750 miliardi da qui a fine anno. Al tempo stesso, essa ha temporaneamente sospeso l'applicazione del limite massimo di acquisto del 33% del totale dei titoli collocati da un singolo Paese ad ogni asta, come pure ha sospeso il vincolo che impone di distribuire uniformemente gli interventi sui diversi Stati membri, così da poter intervenire in modo preponderante in favore di quei Paesi dove le conseguenze della pandemia sono più gravi, in primis proprio l'Italia. Nel 2020, infatti, incasseremo circa 220 miliardi (poco meno del 10% dell'intero debito pubblico italiano) in cambio di quei veraci pieghi di carta straccia che sono i nostri BPT. Se quest'ultima cruda definizione dovesse apparire eccessiva, si tenga ben presente che proprio pochi giorni fa l'agenzia americana di rating Fitch ha declassato il Belpaese a categoria BBB-, collocando i nostri BTP appena un gradino sopra quello che in gergo viene definito senza mezzi termini un "titolo spazzatura" (junk bond). Va altresì' mestamente sottolineato che, formalmente, il regolamento della BCE in tempi normali vieta l'acquisto di titoli sovrani quando il rating risulti inferiore a BBB-. Anche su questo l'Europa ha deciso di fare un'eccezione, data la straordinarietà della situazione pandemica, rendendo possibile l'intervento monetario anche in favore di quegli Stati membri che contingentemente si dovessero trovare a battere all'asta dei titoli spazzatura. Riassumendo, se non fosse per la BCE non si troverebbero abbastanza investitori disposti a rischiare i propri denari per accaparrarsi titoli a così alto rischio, nonostante gli elevati tassi di rendimento che vengono offerti per renderli appetibili (con il conseguente aumento dello spread), e l'Italia si troverebbe presto senza la liquidità necessaria per l'esercizio ordinario, schiacciata sotto il peso insostenibile del proprio debito. 

(ii) Cassa integrazione (piano SURE): a partire dal 1 giugno 2020 l'UE metterà a disposizione dell'Italia prestiti fino a 100 miliardi, pronti da usare e senza particolari condizionalità, per intervenire in favore di lavoratori in cassa integrazione o a orario ridotto a causa dell'emergenza pandemica.

(iii) La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) a oggi ha già mobilitato 40 miliardi a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) degli Stati membri, in forma di finanziamenti a breve termine. Da inizio giugno il fondo di garanzia verrà esteso fino a 200 miliardi a beneficio di tutte le imprese (con un occhio di riguardo sempre per le PMI).

(iv) Meccanismo europeo di stabilità: sempre da inizio giugno, il "famigerato" MES (detto anche Fondo salva-Stati) metterà a disposizione degli Stati membri una linea di credito mirata ad interventi legati all'emergenza COVID-19 (spese sanitarie, ospedaliere, ricerca scientifica, profilassi, ecc.) senza le condizioni di garanzia richieste normalmente dal MES e a tassi molto agevolati rispetto a quelli richiesti da qualsivoglia altra forma ordinaria di accesso al credito. Ogni Paese dell'UE potrà chiedere finanziamenti fino al 2% del proprio PIL. Per l'Italia (che ha concorso in solido a costituire il fondo stesso, illo tempore, per mano dell'allora premier Berlusconi e con l'appoggio della Meloni) si tratta dunque di circa 37 miliardi, quasi il doppio di un'intera manovra finanziaria.

(v) Flessibilità: come sappiamo, a regime l'UE ha regole precise e rigide per i propri membri, in particolare per quanto riguarda il debito, il rapporto deficit/PIL, e gli interventi statali in favore di imprese private e lavoratori. L'Italia annaspa da sempre lungo queste direzioni, basti pensare al braccio di ferro dell'autunno 2018 tra l'allora governo gialloverde e l'UE sull'ormai celebre "2.4%" (ridimensionato alfine a 2.04%, sic) o ai reiterati interventi in favore di Alitalia. A seguito della COVID-19 la UE ha invece deciso di ammettere scostamenti da queste direttive comunitarie, fino a fine emergenza, virtualmente senza limiti (se non quelli dettati dalle reali necessità' derivanti dalla pandemia).

(vi) Investimenti straordinari per la ricerca: in aggiunta ai consueti grant dell'European Research Council, l'UE ha stanziato oltre 380 milioni per lo sviluppo di trattamenti per la COVID-19 e i vaccini (in parte sotto forma di integrazione al programma Horizon 2020, in parte attraverso una speciale Iniziativa sui medicinali innovativi).

(vii) Rimodulazione del bilancio UE: oltre alle modifiche del bilancio 2020 resesi necessarie per gli interventi di cui sopra, la UE ha già stanziato una dotazione aggiuntiva si 3,1 miliardi per interventi immediati legati specificamente alla COVID-19 (in particolare la produzione, la distribuzione e l'acquisto di dispositivi medici, diagnostici e di protezione personale, come pure l'installazione di ospedali da campo). 

Oltre a questo, l'UE si appresta a varare l'ormai celeberrimo recovery fund, mirato alla ricostruzione nei mesi successivi all'ondata pandemica. Fino ad oggi il fondo è però rimasto un'araba fenice: è necessario, dunque, rimandare ogni valutazione a quando esso sarà finalmente formalizzato.

Se ancora al sopraccitato sovranista non dovesse bastare, consigliategli di procedere immantinente alla secessione individuale e di fondare uno Stato tutto suo dove potrà liberamente stampare moneta propria a volontà (finché gli durerà la carta per la stampante) con valore nominale immaginario grande a piacere (ad esempio, "centomila lire" o "un fantastiliardo di fiorini"), tanto per i mercati non farà alcuna differenza.

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